Ieri è stata una giornata decisamente no. Di quelle cominciate male.
Mattinata complicata in ufficio, cellulare in frantumi, fortunatamente per cena avevo fissato con una collega per andare a provare un nuovo ristorante vegetariano, ma ha avuto un contrattempo e che facevo, sprecavo una prenotazione?
Così sono andata con marito e prole.
Ed è proprio vero che è il modo di affrontare le giornate storte a fare la differenza.
Come sai, a me i ristoranti, i locali e i viaggi, soprattutto quelli nuovi, fanno lo stesso effetto antidepressivo dello shopping. Così doccia fredda, via ad acquistare un nuovo cellulare in sostituzione del mio Huawei e, a cena, alla scoperta di un nuovo ristorante vegetariano.
L’OV Osteria Vegetariana di piazza del Carmine è il ristorante in questione.
Carino il gioco di parole intorno al nome, che mi fa pensare all’amore per il cibo sano e genuino, attraverso il quale manifestiamo anche l’amore per noi stessi (non preoccuparti il mio romanticismo sparirà tra qualche istante!).
Dietro L’OV c’è Simone Bernacchioni, già al timone di Quinoa, il primo ristorante gluten free nel chiostro di Santa Maria Maggiore, con l’obiettivo di far ricredere chi pensa che mangiare vegetariano o senza glutine non possa essere un’esperienza di gusto.
Abbiamo avuto la fortuna di parcheggiare in piazza, forse anche per merito del periodo, e siamo stati accolti calorosamente da un ragazzo che ci ha fatto trovare seggiolone e animaletti, curiosamente presenti anche su altri tavoli, per il nostro bimbo.
L’ambiente presenta una certa continuità con il Quinoa: predominanza del verde, sedie rosse e dettagli colorati, musica di sottofondo, personale competente ma disinvolto e amichevole nei modi.
Il menu non prevede la consueta suddivisione dei piatti in antipasti, primi e secondi, ma in “Prima” e “Dopo”. A mio parere i piatti delle due sezioni sono tranquillamente interscambiabili.
Abbiamo ordinato come prima cose delle Polpette di melanzane con salsa tzatziki per il piccolo di casa che ha dato grandi soddisfazioni.
Nel frattempo ci è stata offerta un’Insalata di cocomero, feta e olive freschissima e ci è stato portato un cono, dove normalmente vengono serviti i fritti, con pane, grissini e schiacciata fatti in casa e senza glutine, che ho gradito molto (peccato per la schiacciata integrale un po’ troppo cotta).
Per cominciare ho scelto una Millefoglie con pomodori secchi e stracciatella, complicata da mangiare, ma semplicissima nella sua sostanza: delle sfoglie di pane croccanti si alternavano a stracciatella nature e un trito di pomodori secchi. A seguire ho ordinato il “Susci“, 3 Maki e 3 Temaki vegetariani, serviti con bacchette, wasabi e due tipi di salse, la classica di soya e un’altra con miele e zenzero squisita.
I piatti sono presentati in modo accattivante, ma piuttosto semplici nei loro ingredienti e accostamenti, gustosi ma leggeri.
Da bere tutto è incentrato sui vini della tenuta del Buonamico, disponibili anche al bicchiere.
Io ho ordinato quello che a detta del ragazzo che ci ha servito è il più ruffiano dell’azienda vinicola: il Viognier.
Abbiamo speso circa 30 euro a testa, secondo me ben spesi per l’esperienza.