Buona domenica! 🙂
Ieri sono stata tutto il giorno fuori sotto la pioggia per via di una ricorrenza in famiglia e ho rimediato un bel raffreddore.
Naturalmente oggi è uscito il sole! Grrr!
Se ciò non bastasse, si è nuovamente presentata alla porta del mio cervellino matto la voglia di evasione, di allontanamento da questa città che ormai chiamo casa e dagli impegni quotidiani per rimettere a fuoco un po’ di cosine.
In una parola, voglia di viaggiare.
Così, mentre nella mia mente bacata prende forma il mio prossimo viaggio, se proprio devo rimanere a casa, mi rimbocco le maniche e provo a rinfrescare la pasta madre che mi è stata simpaticamente donata alla Masterclass di giovedì da Berberè, in Santa Croce, con lo chef Matteo Aloe, per poi mettermi ai fornelli, o meglio al forno.
E che faccio un post sulla serata non lo scrivo per rimanere in tema? 😉
Conoscevo già Berberè. C’ero stata a Bologna e in piazza dei Nerli a Firenze.
Quello di Santa Croce è un locale intimo, curato, con pareti di mattoni e una bella pizzeria a vista, come a vista sei tu, che puoi essere osservato, alle prese con la mozzarella filante, dai passanti attraverso le vetrate. :’)
Il tutto ravvivato dal wall-painting, raffigurante due bimbe che giocano con due secchi d’acqua, di Percy Bartolini.
Il progetto è stato realizzato da Comunicattive e Studio Rizoma Architetture.
Appena arrivate (parlo al femminile perché eravamo prevalentemente donne blogger e giornaliste) ci è stato offerto del vino (cosa che fa di te sempre il mio migliore amico, sappilo!) e siamo state invitate ad entrare in cucina, dove vengono realizzati gli impasti e preparata la linea dei condimenti.
Non entrerò in tecnicismi relativi all’impasto, anche perché non ne ho le competenze, ma posso dirti che la pizza che mangi da Berberè è una pizza artigianale preparata realmente con lievito madre vivo e farine semintegrali bio diverse, per un impasto fatto fermentare solo attraverso il processo di idrolisi degli amidi, e con prodotti biologici italiani, alcuni dei quali presidi Slow Food, per quello che concerne il condimento.
Qui viene utilizzato un forno elettrico altamente tecnologico e la pizza viene servita già tagliata in 8 spicchi, conditi uno per uno, modalità ottimale per la condivisione, altra cosa che mi è piaciuta molto (che noia tagliare la pizza, senza contare che il condimento va o tutto da una parte o tutto dall’altra!).
Alla fine della spiegazione, ognuna ha potuto cimentarsi con la stesura dell’impasto.
Ma veniamo alla parte che mi ha coinvolto di più per ovvie ragioni: l’assaggio.
Ho provato una pizza rossa con mozzarella di bufala finalmente messa a freddo, la stagionale (la mia preferita) con zucca e funghi, quella con le acciughe fresche, quella con speck e miele, per tornare, su nostra esplicita richiesta, alle origini: la Marinara.
Dalle serie: se è buona la Marinara, il resto può essere solo magnifico.
Ho avuto modo di provare anche i desserts di Luigi Biasetto.
E da bere? Birre artigianali e una selezione di vini biologici.
Lo staff è composto da ragazzi giovani, carini e preparati (il che non guasta!).
Nel complesso è stata una serata piacevolissima e, soprattutto, ben organizzata, dove tutto è stato curato nel dettaglio e sia gli addetti ai lavori più esperti dell’arte bianca che curiosi e appassionati di cibo come me si sono sentiti coinvolti e hanno potuto conoscerci e confrontarsi.
Forse la cosa che apprezzo maggiormente di queste occasioni oltre all’opportunità di conoscere realtà che non conoscevo, è proprio la possibilità di rivedere vecchie conoscenze e conoscere nuovi “colleghi”, scoprire come molti di loro hanno esattamente la stessa doppia vita che ho io e che possono offrirmi spunti sorprendenti su cui lavorare.
E poi condividere il cibo con chi non pensa che ciò che hai di fronte sia solo una mera fonte di nutrimento è impagabile!
Buona serata amici!
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