Buon inizio settimana! 🙂
Com’è andato il weekend?
Io sono reduce da una settimana d’influenza e clausura, in cui ho avuto finalmente modo di riposare e riordinare le idee.
Ed ecco un argomento che mi preme molto: la pizza.
Ultimamente, come saprai, è di moda la cosiddetta pizza gourmet.
I puristi avranno da ridire: la pizza è una sola ed è quella napoletana!
Io ho imparato a non essere razzista nei confronti della pizza: non prediligo questa o quell’altra, ma quella preparata con certe accortezze.
In primis la farina, anzi il mix di farine utilizzate, e la lievitazione, la cottura e gli indredienti.
Che poi in fondo è quello che caratterizza la pizza gourmet: farine italiane macinate a pietra, lenta e naturale lievitazione, ingredienti di stagione del territorio, a cui si aggiungono la predisposizione alla condivisione, gli abbinamenti a vini o, ancora più frequentemente, a birre artigianali, il prezzo più alto rispetto alla pizza tradizionale.
Lo Spela, a Il Ferrone (Greve in Chianti), si è aggiudicato ben Tre Spicchi dalla guida Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso, come ti dicevo nell’articolo a proposito di Giotto, altra pizzeria ad essere stato premiato dalla guida.
Te ne avevo parlato anche a proposito del ciclo di eventi con alcuni chef organizzati dal patron Paolo Pannacci, ai quali, per cause di forza maggiore, non ero riuscita a partecipare.
Sono finalmente riuscita a provare la sua pizza, fatta di farine italiane, quali farina macinata a pietra, di canapa biologica, di farro biologica, integrale macinata a pietra, impasti realizzati con la tecnica del pre-impasto con 30 ore minimo di lievitazione e fermentazione, prodotti biologici del territorio.
I gusti vanno dai classici Marinara, Margherita e Napoli a pizze dal sapore contemporaneo, come La cacio e pere, alle Limited Edition, pensate con chef, come la stella Michelin Matia Barciulli di Osteria di Passignano, ripiegate e condite dentro e fuori, tagliate in quattro spicchi, e le gourmet, rilievitate e tagliate in 8.
Completano l’offerta antipasti prevalentemente toscani, un paio di primi e secondi piatti dalla cucina.
Io ho provato la Focaccia semi e cereali, con burrata, prosciutto crudo toscano stagionato e riduzione di Chianti, la Pizza Ciocc, in collaborazione con Andrea Bianchini, con lardo di grigio, verdure, ricotta bio e granella di cacao, e La cipolla di Tropea e olive taggiasche.
Ho trovato la prima perfettamente equilibrata, la seconda delicata, ma forse poco condita alle estremità, l’ultima più ordinaria (forse era il caso di assaggiare il tutto al contrario in effetti).
Al di là del bilanciamento degli ingredienti e del sapore, sono rimasta davvero impressionata dalla bontà dell’impasto, soprattutto di quello della Focaccia semi e cereali, uno dei migliori che io abbia mangiato finora.
Se mangi una pizza del genere, capisci immediatamente perché è differente da quella tradizionale e perché ha un costo maggiorato: non ha niente da invidiare ad un piatto gourmet di un grande chef.
Per finire ho provato la Cheesecake al cioccolato.
Da bere abbiamo ordinato una Baladin chiara, che si è accompagnata a bene un po’ a tutti gli assaggi fatti.
Qualche nota sull’ambiente: l’ingresso del locale non si trova direttamente sulla strada, ma puoi accedere da un ampio parcheggio. L’ambiente ha uno stile rustico ed è disposto su più livelli, dando l’idea di una grande casa da cui è stata ricavata la pizzeria.
Il servizio prevede un bel numero di giovani camerieri, a volte un po’ confusionari, ma efficienti.
Nel complesso è una pizza sicuramente da non perdere, come da non perdere sono gli eventi in collaborazione con gli chef che vengono organizzati periodicamente.