Non tutte le ciambelle riescono col buco. E’ proprio il caso di dirlo.
Sono sempre di più i ristoranti che propongono accostamenti arditi e spesso impensabili, come arditi sono i prezzi dei piatti in questione.
Personalmente mi ritengo una persona che va a cena fuori per mangiare qualcosa di diverso da ciò che mangio a casa.
Ma mi rendo conto che a volte ardito non fa rima con buono. E puntare sulla semplicità si rivela sempre la migliore scelta.
Ebbene avevo sentito parlare de L’officina del gusto di Lastra a Signa come un ristorante ricercato dove si mangia bene e si spende un po’ di più, per cui ci sono arrivata carica di aspettative.
Siamo partiti già dall’inizio con il piede sbagliato: mio marito ha comunicato al momento della prenotazione che con noi c’era un bimbo di un anno e mezzo e ci è stato risposto che andava bene, ma che il passeggino andava chiuso, per evitare impedimenti al passaggio.
Bene, come in tutti i casi in cui prego affinché la peste si comporti in un modo e poi si comporta esattamente nel modo opposto, si è addormentata in macchina lungo il tragitto e al nostro arrivo dormiva ancora.
Abbiamo comunque mantenuto il passeggino aperto, che in ogni caso non ostacolava il passaggio di nessuno, e fortunatamente nessuno ha fatto puzzo più di tanto.
L’esterno è curato e caratterizzato da giochi di luce, cosa che rende il ristorante godibile anche d’estate.
Anche l’interno è abbastanza elegante e sobrio.
Il menu mi è sembrato davvero accattivante: a piatti più classici si affiancano proposte particolari soprattutto tra i piatti di pesce, come ad esempio Polpo al carbone, polenta al nero, crema di carote e zenzero, Risotto mantecato al curry verde, genovese di seppia nel suo nero e passion fruit.
Inutile dirti che mi sono buttata e ho voluto provare il Baccalà mantecato, peperone arrostito, cremino di burro e aromi mediterranei, i Moscardini fritti con cipollotti di Tropea brasati, il Risotto mantecato al curry verde etc. etc. e le Mezze maniche cacio, pepe, crema di cannellini, cozze e crumble di ‘nduja, dividendoli con la persona accanto a me ovviamente.
Ho trovato buono il Baccalà, anche se avrei evitato la presenza eccessiva dei grani di pepe nella crema di burro.
Anche i Moscardini erano ben fritti, ma il liquido di cottura dei cipollotti sul fondo impregnava il fritto rendendolo molle e ho trovato senza senso alcuni non ben identificati fritti serviti sui Moscardini.
Immangiabili il Risotto, dal gusto eccessivamente acido per via dell’invadente presenza di frutto della passione, e le Mezze maniche, abbastanza insapori, nonostante la presenza di cacio, cozze e ‘nduja, e con il condimento depositato tutto sul fondo del piatto.
Nonostante i piatti siano tornati in cucina pressoché intatti nessuno si è preoccupato di chiederci se era andato tutto bene, cosa che difficilmente si perdona ad un ristorante con certe pretese.
Per finire abbiamo ordinato la Sinfonia di dolci, composta da un quadrotto di torta al cioccolato, Cheesecake con salsa di arance amare e una Sfogliatina calda di mele con crema inglese, che non sarebbe stata male se solo non fosse stata ricoperta di inutile topper industriale (visto utilizzare con i nostri occhi).
Curata la presentazione dei piatti, anche se qualche pomodorino confit a decorazione di ogni piatto non avrebbe guastato.
La spesa per due piatti a testa, una sinfonia di dolci, acqua e 2 calici di vini bianchi a bicchiere si è aggirata intorno ai 35 euro a persona. Ho trovato le porzioni abbastanza abbondanti.
Tornerò per curiosità a provare piatti più semplici per valutare obiettivamente il menu.