Da qualche tempo volevo provare Olivia, ristorante aperto ad ottobre 2016 in piazza Pitti, ma – non lo nego! – mi sono sempre lasciata scoraggiare dalla collocazione in pieno centro storico.
Domenica, complice una delle ultime domeniche di tranquillità cittadine e un clima sopportabile, abbiamo fatto un salto a piazza Pitti e ci siamo fermati per pranzo.
Il locale è abbastanza piccolo, ma proprio per questo raccolto e accogliente: è possibile mangiare qualcosa seduto al bancone all’americana o comodamente seduto ai tavoli della sala interna, o, ancora, portare via le proposte del menu.
Spiccano le bottiglie d’olio d’oliva presenti dovunque e lo schermo della saletta dove vengono trasmesse le immagini della produzione dell’olio extravergine d’oliva prodotto dal frantoio di Santa Tea di Reggello, uno dei più antichi d’Italia, proprietà della famiglia Gonnelli.
Più che un ristorante, comunque, salta subito all’occhio il fatto che Olivia sia innanzitutto un luogo di degustazione in cui poter assaggiare il prodotto e acquistarlo, soprattutto per i non autoctoni che non sono abituati a cucinare e ad utilizzare ogni giorno l’olio extra vergine d’oliva come noi italiani.
Scoperta dell’acqua calda penserai. Eppure pochissime regioni come la Toscana riescono a valorizzare al massimo le proprie risorse, rendendole desiderabili in tutto il mondo. Merito dell’ostinato orgoglio e campanilismo, ma anche dell’ingegno che caratterizza la regione, che riescono a trasformare un semplice prodotto come l’olio d’oliva o il vino in un microcosmo intorno al quale creare enormi opportunità.
Ne so qualcosa io che provengo da un paesino del sud in cui i prodotti della terra sono i primi motori dell’economia e del sostentamento delle famiglie, ma dove in pochissimi si sono impegnati nella loro corretta promozione e nello sfruttamento delle occasioni che il mercato del food & beverage in questo momento offre.
Il menu di Olivia è composto da piatti in cui l’olio è protagonista: bruschette, pasta fresca, insalate, panini e street food, per lo più fritto. Persino i dessert sono a base di olio d’oliva.
Io Io ho scelto una Bruschetta verde, con mozzarella, crema di avocado, filetti di acciuga, salsa chimichurri e olio, olive nere, la mia metà la Bruschetta 3.0, con pane tostato, olio di olive verdi in tubetto spalmabile, sale nero delle Hawaii e pepe.
A seguire, lui ha ordinato un Carpaccio di manzo con salsa alla senape di Digione, pinoli tostati e olio Monocultivar Frantoio, io le Polpette della nonna, accompagnate da ketchup fatto in casa.
Nonostante non disponga di seggioloni, il locale è a mio avviso abbastanza kid friendly: sulla libreria della saletta interna sono presenti matite colorate e libri sull’olio da colorare, inoltre trovo il menu sano e sfizioso anche per un bimbo.
Abbiamo speso circa 20 euro a testa, non poco a fronte di quello che abbiamo effettivamente mangiato, ma corretto a fronte della qualità del cibo, leggero e curato anche nella presentazione, e della professionalità del servizio.